martedì 24 luglio 2007

Violenza sulle donne… prerogativa degli uomini


Negli ultimi dodici mesi sono 1 milione 150 mila le donne che hanno subito
violenza, pari al 5,4% delle donne dai 16 ai 70 anni. In particolare il 2,7% delle
donne ha subito violenza fisica, il 3,5% violenza sessuale e lo 0,3% stupri o
tentati stupri. Sono questi parti dei dati riportati nel Rapporto sulla criminalità del Ministero dell'Interno presentato nei giorni scorsi dal Viminale.
Nel 62,4% dei casi a commettere violenze fisiche è il partner. E la percentuale sale se si tratta di stupri o violenze sessuali. «Sono assolutamente sconvolto dai dati sulla violenza sulle donne» ammette il ministro dell'Interno Giuliano Amato alla presentazione del rapporto sulla criminalità in Italia. Ciò che colpisce il capo del Viminale, circa la violenza maschilista, è la assoluta «unilateralità»: «stiamo parlando di reati mai commessi nei confronti dei maschi». Un orrore «estraneo alla civiltà del mio Paese»: la maggioranza relativa degli omicidi avviene in famiglia, quasi sette milioni le donne vittime di violenza fisica e sessuali nel corso della vita, mezzo milione hanno subito uno stupro e 703mila un tentato stupro.
Sono sempre le donne ad essere vittima; il sesso debole alla quale viene ricordato di dover stare sempre un gradino più basso rispetto al maschio. Spingere, strattonare, afferrare, storcere un braccio o tirare i capelli sono i gesti d’affetto riservati alla maggioranza delle vittime di violenza fisica fino ad arrivare all’omicidio vero e proprio. E’ la storia di Hina Saleem, la pachistana di 20 anni sgozzata e sepolta nell'orto di casa, a Sarezzo, nel Bresciano, dai maschi della sua famiglia; è la storia di di Jennifer Zacconi, la ventenne veneziana incinta di nove mesi uccisa dall’uomo con il quale aveva una relazione e che sarebbe stato il padre del suo bambino che doveva nascere circa 15 giorni dopo (altra vittima innocente); è la storia di Barbara Cicioni, 33 anni all’ottavo mese di gravidanza, uccisa nella sua abitazione di Compignano, presumibilmente, dal marito. Donne sfruttate, usate, ridotte a carne da macello. Donne ancora sottomesse, ancora piccolo oggetto di divertimento di un mondo tutto fatto al maschile.

giovedì 19 luglio 2007

Gli incontri


Ma come ci si conosce tra gay? Come attirare l’attenzione di una donzella che ci piace? Come si fa a sapere se a quella tipa, che ha attratto la tua attenzione ed i tuoi sensi, piacciono le donne?
Non pensiate che sia così difficile; gli incontri sono fatti di sguardi, ammiccamenti, fugaci carezze; ma a volte capita che la tipa in questione è etero… mamma mia che figuraccia, il “radar” stavolta non ha funzionato bene.
Per evitare queste figuracce i gay amano radunarsi in locali di tendenza omosessuale, dove l’accesso è, preferibilmente, solo per gay, anche se non è esclusivo. In genere ci sono delle serate organizzate da associazioni omosessuali o, in qualche città (in particolare del centro- nord), si va in veri e propri locali gay. Non vuole essere un ghettizzarsi, isolarsi o nascondersi, ma si vuole cercare un luogo dove baciare ed abbracciare la propria compagna non sia così scandaloso. Ciò non toglie che non ci si ritrovi in una semplice pizzeria a mangiare insieme, però in questo caso si cerca di non palesare la propria “gaiatezza” per non offendere il senso morale di qualcuno, anche perché un boccone potrebbe andargli di traverso.
Un modo per conoscere le lesbiche sono i siti; qui è possibile parlare con altre donne in chat, leggere articoli, racconti, confrontarsi nei forum, a volte ci si scontra; col passare del tempo, con alcune, si diventa amiche e magari si organizza una serata in pizzeria per conoscersi ed uscire insieme.
Proviamo però a pensare quale sorpresa quando, iscrivendoci su un sito, ci si accorge di avere a disposizione un numero infinito di nick da contattare e conoscere; sembra di essere un’ape in un prato fiorito, non si sa da dove iniziare a raccogliere il nettare. Ci si posa sul primo, se ne assaggia il sapore, se ne raccoglie il frutto e, se poi non piace, si può passare al fiore accanto. Mamma mia, che cosa fantastica! Ma capita anche che una donna incomincia a piacere più di altre; ti colleghi solo per parlare con lei, la ascolti, si cerca di interessarla con gli argomenti più svariati per poi andare sempre più nel suo intimo. « Scambiamoci il numero del telefono così posso sentire la tua voce…»; è bella la sua voce, non ti sembra vero che una donna con una voce così entri dentro la tua testa, solleticando la fantasia, e lì rimane per stimolare il cuore. Non ci sono più appuntamenti in chat; adesso si passano le serate al telefono per raccontarsi della giornata di lavoro, dell’ultimo libro letto, di come si vorrebbe essere vicine, delle cose che ci piacerebbe fare con lei. Poi viene il momento del primo appuntamento… che emozione! Finalmente si guarderanno negli occhi, si vedranno in volto, che è stato immaginato in tanti modi diversi. La paura di una delusione. Chissà se oltre la mente prenderà anche il cuore; chissà se scatterà quella scintilla, se si potrà costruire un rapporto insieme; chissà se si è veramente innamorate. Forse non sono della stessa città, ma la cosa non spaventa un cuore innamorato. La prima volta può essere in un bar per un caffè, in mezzo a tanta gente per vincere l’iniziale imbarazzo. Evviva, si piacciono; decidono di rivedersi una sera a cena.
E’ così che tante di noi conoscono la donna che poi amano; forse non sempre è una relazione duratura, ma è sempre un inizio.
C’è, però, un aspetto negativo… peccato rinunciare a quel prato di bei fiori che potevano ancora essere raccolti.

mercoledì 11 luglio 2007

La consapevolezza di sé.


Fin dall’infanzia un bambino o una bambina omosessuale inizia a vivere le difficoltà del confronto con il mondo eterocentrico che li circonda. Nei film la trama protagonista è sempre la storia di amori che finiscono in un matrimonio tra un uomo ed una donna, le canzoni raccontano di amori eteri, in famiglia l'educazione è sempre rivolta ad assegnare dei ruoli ben definiti ai maschietti e alle femminucce secondo schemi predefiniti. Alle bambine sono precocemente regalate delle bambole, perchè il loro futuro sarà quello di mamme e mogli; si pensa che mostrare storie gay possa spingere un bambino verso l’omosessualità, quando invece, potrebbe educarlo al riconoscere altri stili di vita. Tutto questo potrebbe creare confusione in un bambino omosessuale che inizia a ritenere errati certi desideri e comportamenti perché non conformi a ciò che lo circonda e a ciò che gli è stato insegnato.
Confusione che riporta anche durante la sua crescita in quanto il proprio orientamento, essendo parte di ognuno, non può essere cambiato a proprio piacimento. Questa confusione ritarda la fase della consapevolezza di sé, anzi si rischia di rimanere per anni in un limbo di sensazioni senza rendersi conto di ciò che piace e che gratificherebbe le insoddisfazioni che sente e vive.
La consapevolezza di sé, infatti, può essere raggiunta a qualsiasi età; spesso si vive in solitudine i propri desideri, i sentimenti che non corrispondono a quelli dei tanti che conosciamo e frequentiamo. Non si conoscono altri con la quale confrontarsi, rapportarsi e condividere le emozioni e questo confina nella solitudine; sapere che non si è soli, che ci sono altri che vivono le stesse sensazioni, facilita l’auto accettazione e la crescita reciproca. Vivendo reprimendo il proprio orientamento, senza essere consapevole, senza accettarsi, porta ad uniformarsi al modello conosciuto di relazione e quindi ci si sposa, si possono avere perfino dei figli e vivere infelici la propria condizione.
Moltissimi, ovviamente, non riescono a reggere questa condizione per sempre e, siano essi bisessuali o omosessuali, tenderanno ad un certo punto a ricercare in ogni caso gli oggetti del loro desiderio e a vivere spesso situazioni alternative al matrimonio, alla ricerca di chi possa soddisfare i desideri nascosti. Molto spesso possono essere solo storie di sesso oppure relazioni che, per paura di far del male ai figli, alle persone amate, non avranno mai futuro e si aggiungerà altra sofferenza a quella già vissuta nella propria vita.
Essere consapevole di sé significa avere coscienza di come si è, poter esprimere i propri desideri ed essere in grado di progettare la propria esistenza in modo responsabile e autonomo. Se si volesse avere un rapporto di coppia duraturo, sarebbe necessario, prima di tutto, stare bene con se stessi e poi si potrebbe stare bene anche con gli altri.
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