Ne abbiamo parlato un po’ di tempo fa e continuiamo a parlarne ancora adesso: Le donne continuano ad essere maltrattate, picchiate, violentate, uccise. Rappresentano il sesso debole della comunità perché fisicamente non hanno la forza di un uomo; sono coloro che per anni, decenni, secoli sono state sottomesse all’uomo trattate come esseri inferiori, non capaci di elaborare un pensiero, un concetto, ma solo buone a fare figli, cucinare e gratificare gli istinti maschili.
Il 24 novembre però queste donne torneranno a manifestare, tutte insieme, donne lesbiche o eterosessuali, madri e figlie, occupate e disoccupate, come hanno fatto all’inizio degli anni settanta.
Alzeranno la testa e grideranno il loro “basta” alle continue violenze che non sono le singole devianze di pochi. Le bambine sono molestate, le ragazze violentate, le mogli picchiate eppure si evidenziano i singoli casi e non una tendenza che aumenta, giorno dopo giorno, eppure sembra solo un problema di ordine pubblico, di presenza di rumeni nel nostro Stato o di sicurezza delle città: è forse un ritorno all’incivile supremazia dell’uomo sulla donna? E non dimentichiamoci delle violenze subite dalle donne lesbiche per l’affermazione dell’eterosessualità come modello unico da seguire, dove l’uomo si sente il dovere di far passar un orribile momento alla malcapitata di turno per “convertirla” al sesso eterologo incurante del “no” urlato con straziante disperazione. Il 24 novembre, alle ore 14:00, si riuniranno in Piazza della Repubblica a Roma, ed insieme sfileranno per le vie centrali della città. Chiunque può unirsi a loro: si può partecipare singolarmente o tramite associazioni femminili, ma è necessaria la presenza di tante. Per avere maggiori informazioni a riguardo basta collegarsi al sito www.controviolenzadonne.org. C’è l’impegno di chi non vuol più subire in silenzio ma che vuole avere determinate garanzie per essere tutelate di fronte alla crescente violenza che sembra non placarsi. Nell’ultimi cinquanta anni la consapevolezza delle donne è cresciuta; donne che si sono laureate, e che hanno superato l’uomo laureato in numero e in qualità; donne che ricoprono cariche che erano ad appannaggio esclusivo dell’uomo. Oggi è giunto il momento di difendersi dall’aggressione dell’uomo che forse si sente usurpato.
Il 24 novembre però queste donne torneranno a manifestare, tutte insieme, donne lesbiche o eterosessuali, madri e figlie, occupate e disoccupate, come hanno fatto all’inizio degli anni settanta.
Alzeranno la testa e grideranno il loro “basta” alle continue violenze che non sono le singole devianze di pochi. Le bambine sono molestate, le ragazze violentate, le mogli picchiate eppure si evidenziano i singoli casi e non una tendenza che aumenta, giorno dopo giorno, eppure sembra solo un problema di ordine pubblico, di presenza di rumeni nel nostro Stato o di sicurezza delle città: è forse un ritorno all’incivile supremazia dell’uomo sulla donna? E non dimentichiamoci delle violenze subite dalle donne lesbiche per l’affermazione dell’eterosessualità come modello unico da seguire, dove l’uomo si sente il dovere di far passar un orribile momento alla malcapitata di turno per “convertirla” al sesso eterologo incurante del “no” urlato con straziante disperazione. Il 24 novembre, alle ore 14:00, si riuniranno in Piazza della Repubblica a Roma, ed insieme sfileranno per le vie centrali della città. Chiunque può unirsi a loro: si può partecipare singolarmente o tramite associazioni femminili, ma è necessaria la presenza di tante. Per avere maggiori informazioni a riguardo basta collegarsi al sito www.controviolenzadonne.org. C’è l’impegno di chi non vuol più subire in silenzio ma che vuole avere determinate garanzie per essere tutelate di fronte alla crescente violenza che sembra non placarsi. Nell’ultimi cinquanta anni la consapevolezza delle donne è cresciuta; donne che si sono laureate, e che hanno superato l’uomo laureato in numero e in qualità; donne che ricoprono cariche che erano ad appannaggio esclusivo dell’uomo. Oggi è giunto il momento di difendersi dall’aggressione dell’uomo che forse si sente usurpato.