martedì 20 novembre 2007

24 novembre: Insieme contro la violenza


Ne abbiamo parlato un po’ di tempo fa e continuiamo a parlarne ancora adesso: Le donne continuano ad essere maltrattate, picchiate, violentate, uccise. Rappresentano il sesso debole della comunità perché fisicamente non hanno la forza di un uomo; sono coloro che per anni, decenni, secoli sono state sottomesse all’uomo trattate come esseri inferiori, non capaci di elaborare un pensiero, un concetto, ma solo buone a fare figli, cucinare e gratificare gli istinti maschili.
Il 24 novembre però queste donne torneranno a manifestare, tutte insieme, donne lesbiche o eterosessuali, madri e figlie, occupate e disoccupate, come hanno fatto all’inizio degli anni settanta.
Alzeranno la testa e grideranno il loro “basta” alle continue violenze che non sono le singole devianze di pochi. Le bambine sono molestate, le ragazze violentate, le mogli picchiate eppure si evidenziano i singoli casi e non una tendenza che aumenta, giorno dopo giorno, eppure sembra solo un problema di ordine pubblico, di presenza di rumeni nel nostro Stato o di sicurezza delle città: è forse un ritorno all’incivile supremazia dell’uomo sulla donna? E non dimentichiamoci delle violenze subite dalle donne lesbiche per l’affermazione dell’eterosessualità come modello unico da seguire, dove l’uomo si sente il dovere di far passar un orribile momento alla malcapitata di turno per “convertirla” al sesso eterologo incurante del “no” urlato con straziante disperazione. Il 24 novembre, alle ore 14:00, si riuniranno in Piazza della Repubblica a Roma, ed insieme sfileranno per le vie centrali della città. Chiunque può unirsi a loro: si può partecipare singolarmente o tramite associazioni femminili, ma è necessaria la presenza di tante. Per avere maggiori informazioni a riguardo basta collegarsi al sito www.controviolenzadonne.org. C’è l’impegno di chi non vuol più subire in silenzio ma che vuole avere determinate garanzie per essere tutelate di fronte alla crescente violenza che sembra non placarsi. Nell’ultimi cinquanta anni la consapevolezza delle donne è cresciuta; donne che si sono laureate, e che hanno superato l’uomo laureato in numero e in qualità; donne che ricoprono cariche che erano ad appannaggio esclusivo dell’uomo. Oggi è giunto il momento di difendersi dall’aggressione dell’uomo che forse si sente usurpato.

mercoledì 7 novembre 2007

Rapporti difficili

C’è chi in famiglia, anche se lesbica dichiarata, vive un ottimo rapporto con i genitori; c’è chi lo vive con qualche difficoltà; invece c’è chi manifesta il disagio di un rapporto difficile. Chiamiamo F. una ragazza che così racconta: “Ho un rapporto pessimo con i miei genitori. Da quando sanno di me dicono cose orribili, che faccio loro schifo, che odiano la mia ragazza, che le augurano di morire, che non accetteranno mai nulla di tutto questo. Offese all'ordine del giorno. La serenità è inesistente da più di un anno ormai. All'inizio mi impedivano di vederla, ora ci hanno rinunciato ma mi rendono la vita impossibile. Scaricano su di me le loro tensioni e frustrazioni e mi danno la colpa della loro infelicità. Volevo sapere se è normale tutto questo”? Tante sono le storie di rapporti genitori - figlie lesbiche che vivono giornalmente lo scontro invece che la serenità. Genitori che tentano, con sotterfugi o con prepotenza, di impedire che le proprie figlie possano vivere le loro storie perché esulano dai sogni e dalle aspettative che avevano in loro posto. Preferiscono insultarla, denigrarla (“meglio incinta di un uomo sposato che lesbica” così le hanno detto), renderle la vita quotidiana impossibile invece che cercare di comprendere ciò che la loro figlia, amata fino al giorno prima, gli ha fatto conoscere. Eppure sanno qualcosa di lei che prima non sapevano o non volevano capire. Certamente, per ogni genitore, è difficile capire ciò che hanno giornalmente sotto gli occhi; la vedono crescere, con il tempo cambia i modi di essere e di porsi, ed ogni minimo atteggiamento, che può essere chiarificatore per tanti, per loro è solo la manifestazione della personalità della propria figlia. Ma perché dare la colpa delle loro infelicità? Magari sarebbe meglio che si evitasse di creare aspettative più grandi di quanto una figlia possa portare sulle proprie spalle; magari si potrebbe sperare che ogni figlia venga considerata un essere umano imperfetto come lo sono tutti, compresi i genitori, e che, come tale, possa decidere autonomamente ciò che vuole della propria vita basandosi solo ed esclusivamente sulla propria scala di valori formatasi con la propria esperienza e dagli insegnamenti ricevuti. Magari… ce ne sono tanti. C’è però il sogno di ogni figlia lesbica che, al momento del proprio comingout con la famiglia, si possa provare tutti insieme a confrontarsi con la nuova realtà, capire che in fin dei conti è sempre la stessa figlia e cominciare un nuovo rapporto, più aperto; ma scopriamo che non sempre è così. Tante volte si rende necessario l’allontanamento, la separazione. Speriamo che così non sia per F.. In bocca al lupo.
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