martedì 29 maggio 2007

“Mamma, a me piacciono le donne.”
E’ questa la frase che una figlia vorrebbe confidare alla propria madre, ma non sempre è così, e non è cosa facile come, erroneamente, si possa pensare.
Quando ci si accorge che si provano sentimenti diversi dall’amicizia per una persona dello stesso sesso, quando si comincia a provare attrazione e amore per una ragazza, la voglia di abbracciarla, di toccarla, di far parte della sua vita, quando tutto questo accade inizia un percorso nella quale si cerca di accettare ciò che si è: omosessuale. Il primo sentimento è quello di fuggire da ciò che si sente, non credere che ci sta accadendo proprio questo; si apre davanti a noi un modo diverso di vedere le cose che ci sono intorno che molto spesso si scontrano con l’educazione ricevuta, con il credo professato, con i sogni che si volevano realizzare nella propria vita futura. Non pensi più a rapporto io con un lui, come ti è stato insegnato, ma ad un rapporto io con una lei. In sintesi bisogna ricominciare a vivere imparando nuovamente tutto ciò che si è vissuto da un altro punto di vista: Riformare il proprio pensiero.
Nascono dubbi, paure che solo la conoscenza ed il confronto con altre persone che hanno vissuto la stessa condizione, possono aiutarti a capirla. Quando poi, ci si rende conto di non essere uguali agli altri, si ha paura di comunicarlo, di esternare questa condizione soprattutto ai genitori, così ci si nasconde nell'ombra e in molti casi si vivono due vite parallele: la prima, che è quella che fa più comodo alla famiglia, di ragazza perbene, che studia, che si impegna e che da una parvenza di relazioni eterosessuali; l'altra, che è quella più oscura, più nascosta, che non si rivela se non a persone che hanno lo stesso "problema", dove il soggetto è realmente se stesso, togliendo finalmente la maschera dell'ipocrisia, che si è cucito o che gli hanno cucito addosso.
Dirlo alla famiglia! Sicuramente è il momento più duro da affrontare dopo che hai assodato ed infine accettato che sì, sicuramente sei lesbica. Ma si è terrorizzati di perderli perché, per loro, la delusione è troppo forte; forse non capiranno perché non hanno una base culturale tale da aprirsi alle novità senza paraocchi e senza preconcetti, o forse il loro amore per te è così grande da far superare anche questo difficile momento che gli viene posto davanti e ti accetteranno così come sei perché, in fondo, sei sempre la stessa di prima.
Ma la voglia di gridare a tutti chi sei, che in fondo ti piaci così è forte ed irrefrenabile, e prima o poi dovrai raccontare chi sei realmente.
In aiuto alla famiglia è nata un’associazione, AGEDO - www.agedo.org, un'organizzazione di volontariato composta da genitori che hanno figlie e figli omosessuali che vogliono aiutare chi, come loro e dopo di loro, deve confrontarsi con la scoperta di un figlio omosessuale.
Nessuno sceglie di essere omosessuale, come nessun genitore deve portare il peso di sentirsi in colpa per avere una figlia omosessuale (delle varie teorie sull’origine dell’omosessualità ne parlerò in seguito); accade ed è auspicabile che, nel prossimo futuro, se ne possa parlare senza nessuna remora perchè il silenzio uccide, sempre.

4 commenti:

sun ha detto...

complimenti per il blog.

karlissia ha detto...

ciao! condivido quello che dici perché l'ho provato e lo provo in prima persona! è una vita divisa tra l'essere pubblico e l'essere privato. alle volte i pochi "fortunati" cui si sceglie di rivelarsi sono talmente shockati..non capiscono..fanno fatica a sovrapporre le due metà!
speriamo che l'attuale visione "ristretta" delle relazioni personali si ampli!!
p.s. bel blog!
k.

comingout ha detto...

ti ringraio per la tua visita...
spero di riveerti ancora.
Ciao

sun ha detto...

fantastiche le foto del gay pride, perchè non scrivi altri articoli... questo blog è fantastico

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