venerdì 29 giugno 2007

L’informazione travisata


Non sempre la stampa sa mostrare l’autenticità di un evento; non trasmette le impressioni, le sensazioni, ciò che crea nella mente di ogni persona un’opinione, anzi manipola le informazioni facendo credere al lettore ciò che vero non è. Si parla di come una manifestazione pacifica, allegra e colorata, il Gay Pride, venga trasformato in una parata di oscenità. Il festoso corteo, che è partito dal piazzale Ostienze di Roma per un tragitto di 5 Km, passando davanti il Circo Massimo, il Colosseo, per finire in Pazza S. Giovanni Laterano, era composto da un fiume di gente che tra musica, balli, e colori manifestava la coerenza con il proprio modo di essere, senza nascondersi dietro ad ipocrite parvenze e sbandierando in faccia alle istituzioni i propri disagi e dissapori, con ironia e “gaiezza”.

La televisione ha mostrato solo in parte la bellezza dello spettacolo che si presentava agli occhi di chi guardava: Circa un migliaio, in un contesto di 400 mila manifestanti (almeno questa è stata la stima delle forze dell’ordine), erano i trans che si erano travestiti palesando un piacevole gusto artistico, presenti sia sui carri allestiti che in mezzo al corteo; il resto, 399 mila persone circa, era composto da uomini che portavano bandiere o cartelli, da donne che camminavano tenendosi per mano, da giovani che cantavano o che danzavano a ritmo della musica, da coppie etero che sostenevano la manifestazione insieme ai movimenti anticlericali, quelli di 'No Vat' e 'No God'; sfilano l'Arcigay e il circolo Mario Mieli, il tutto incorniciato da spettatori ai bordi delle vie e da tanta stampa che scattava foto a più non posso. Tra i carri uno in particolare va segnalato e cioè il trenino delle Famiglie Arcobaleno formato da omosessuali con i loro figli, che sono già famiglia ma che come tali non vengono riconosciute. “Il Gaypride è un corteo gioioso che si oppone alla tristezza che molti di noi hanno vissuto da piccoli", così ha commentato l’onorevole Wladimir Luxuria. Forte il colpo d’occhio a Piazza S. Giovanni dove il corteo si riunisce per ascoltare gli interventi finali degli organizzatori; i partecipanti a fatica entrano nella piazza posizionandosi sotto il palco dove l’attrice Monica Guerritore, madrina della manifestazione, da inizio agli interventi urlando siamo un milione. Poche sono le immagini andate in onda nei vari Tg nazionli che raccontano di quelle 399 mila persone che con serietà e con molta allegria hanno manifestato portando solo in evidenza le immagini che più fanno notizia senza tener presente che, nei giorni che seguirono il Gay Pride, la stampa nazionale sembra essere stata contaminata da una nuova malattia: L’oscurantismo.

venerdì 22 giugno 2007

Istigazione all’omofobia

Alla dichiarazione di Andreotti nella quale evoca l’equazione omosessuale-pedofilo, si aggiunge l’assessore regionale allo Sport, Giovani e Turismo della Lombardia,Pier Gianni Prosperini, di AN, della quale riportiamo un breve cenno: «L’omosessualità è una devianza… Il gay non può essere né insegnante, né militare,né istruttore sportivo… Garrotiamoli, ma non con la garrotta di Francisco Franco.
Alla maniera degli Apache: cinghia bagnata legata stretta intorno al cranio. Il sole asciuga il laccio
umido, il cuoio si ritira, il cervello scoppia…». Il Presidente di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini, nei giorni seguenti chiede le dimissioni dell’Assessore Regionale dicendo:
«Prosperini si vergogni e si dimetta. Di dirigenti come lui la destra italiana non sa che farsene». In risposta a ciò Prosperino risponde con le proprie scuse e rivolgendosi alla comunità gay
dichiara di “non aver mai provato alcuna forma di ostilità”. E’ scandaloso il modo con il quale esponenti politici e religiosi che hanno una certa rilevanza nella vita pubblica Italiana, si esaltino
in dichiarazioni che possono istigare all’omofobia condizionando i pensieri di chi li prende come esempio nella propria vita. Infatti, in questo tempo difficile di spaccature in seno alla Chiesa Cattolica e nel mondo politico Italiano, nasce la paura di nuove manifestazioni
di violenza nei confronti dei gay oltre a quelle che a tutto oggi si leggono sulle pagine della stampa nazionale.
Non è difficile assistere a momenti di tensione, a casi di bullismo contro ragazzi gay, a storie di lesbiche violentate e uccise, a risse provocate da persone che si sentono giustificate, nel loro agire insano, da gente come Prosperini e Andreotti, ma è ancora più pericoloso che sia il capo della Chiesa Cattolica a creare divisione con il suo parlare; si vuole forse tornare al medioevo, quando i gay erano messi al rogo? Non bisogna spostarsi nel tempo,
ma solo di Stato ( paesi Islamici), per trovare, ancora oggi, giovani condannati a morte perché omosessuali; giovani che sono stati poi impiccati. Gli omosessuali vengono accusati di essere pedofili, di vivere rapporti innaturali, di essere perversi quando tutte queste “qualità” sono nascoste, e vissute, anche nelle famiglie naturali tanto decantate dal nostro attuale Papa; e non si vuol tener conto delle vicende di pedofilia raccontate dalla cronaca, praticate da parroci. Ma queste sono accuse che non hanno molto senso anzi, insultano la dignità di ogni essere umano sia questo omosessuale che eterosessuale

mercoledì 6 giugno 2007

16 giugno - Gay Pride a Roma

Come ogni anno fin dal 1994, anche quest’anno il mondo omosessuale e non, manifesterà a Roma: Saranno presenti rappresentanze di gay, lesbiche, transgender, bisessuali ed eterosessuali, provenienti da tutta Italia, per partecipare al Gay Pride, una marcia pacifica, ed anche molto “colorata”, che ha come scopo principale quello di “costruire una manifestazione aperta a tutti i soggetti politici, sociali e culturali del Paese che condividono la necessità di costruire una proposta laica che si ponga l’obiettivo non solo di difendere la sovranità dello Stato, ma che apra anche una stagione di riforme democratiche, civili e libertarie in Italia”, come riportato dal documento politico della manifestazione.
Nella piattaforma politica si leggono le richieste che motivano la manifestazione: ne riportiamo un breve sunto, e possono essere visionate nella loro interezza sul sito http://www.romapride.it/ alla voce Documento – piattaforma: “Chiediamo che sia data applicazione alla Risoluzione del Parlamento europeo del 16 marzo 2000 che chiede di garantire «alle coppie dello stesso sesso parità di diritti rispetto alle coppie ed alle famiglie tradizionali»…Chiediamo, quindi, la parità dei diritti, attraverso l’estensione del matrimonio civile o istituto equivalente. Nel rispetto delle differenti modalità di legami sentimentali, ed in linea con ciò che è avvenuto in Europa chiediamo inoltre la creazione di istituti differenti e distinti dal matrimonio che prevedano il riconoscimento giuridico pubblico delle unioni civili”.
Crediamo che sia giusto spiegare da dove nasca il termine “GAY PRIDE” che letteralmente significa orgoglio gay. Con termine pride si esprime non solo il nostro concetto di orgoglio, con anche le accezioni negative che può avere, ma anche la parola fiero o, meglio, il concetto del rispetto che si sente di avere per se stessi e indica le manifestazioni celebrate per ricordare Stonewall e rivendicare i diritti delle persone omsessuali.
Ricordare Stonewall per non dimenticare quanto successe nella notte del 28 giugno 1969 a New York, quando un gruppo di poliziotti irruppe in un locale gay, lo Stanwall Inn, un club privato di Christopher Street nel Greenwich Village di New York, la cui clientela era prevalentemente omosessuale, arrestando con accuse false, sia i clienti che i dipendenti. All’esterno del locale si forma un gruppo di contestatori che iniziò a manifestare, anche in modo violento, contro la polizia che caricava gli arrestati su un cellulare. Le proteste proseguirono anche nei giorni seguenti; gruppi di persone si formavano davanti al locale cantando e ballando di fronte alle forze di polizia schierate in assetto antisommossa:”we are the Stonewall girls. We wear our hair in curls. We have no underwear. We show our pubic hair”. Il seme era gettato, e dalle pavide e represse associazioni “omofile” si staccò, nelle settimane successive, un movimento più radicale di persone che chiedevano di avere i diritti degli altri. Omosessuali disposti a combattere per avere riconosciuti i propri diritti.
Molte cose sono cambiate da allora, anche se ancora oggi esistono paesi che discriminano, incarcerano e uccidono chi si dichiara omosessuale. Esistono leggi in difesa dei gay ma tanti sono ancora i diritti negati, e così sarà fino a che esisterà la mentalità che essere gay significa essere inferiori agli altri.
L’articolo 3 della Costituzione Italiana dice: “ Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”; chissà se tutti lo ricordano.
Google